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Approfondimenti | Il sesso della longevità (II)





Perché gli uomini vivono, in media, meno a lungo delle donne.

Ci sono almeno quattro modalità nelle quali i processi psicologici possono contribuire ad abbreviare innaturalmente la vita umana: (1) i comportamenti possono essere direttamente autodistruttivi, il suicidio ne è naturalmente l'esempio migliore, ma di questa categoria fanno parte anche (2) il tabagismo, l'uso di stupefacenti e l'abuso di alcolici. Questi comportamenti provocano un danno diretto all'organismo, ma è possibile nuocersi anche in modo passivo, per esempio trascurando di adottare comportamenti che favoriscono il mantenimento della salute.

Inoltre, alcuni comportamenti (3) aumentano il rischio di malattia, lesione o morte: lo scambio di siringhe nell'assunzione di stupefacenti iniettabili, la guida in stato di ebrezza, la pratica di sport pericolosi. Infine, sono ormai ben documentati gli effetti dello stress sulla salute fisica, ai quali si possono aggiungere (4) alcuni tratti specifici della personalità che sono considerati predittivi di una condizione patologica.

Il sesso insicuro
Secondo Avert (2005), gli uomini hanno una probabilità quattro volte maggiore delle donne di contrarre l'AIDS. La malattia si contrae unicamente con l'introduzione nel sangue del Virus dell'Immunodeficienza Umana (HIV), e benché ciò possa avvenire per una sciagurata casualità, per esempio durante una trasfusione con sangue contaminato, nella stragrande maggioranza dei casi il contagio ha luogo a seguito dello scambio di siringhe nei tossicomani e attraverso pratiche sessuali non protette.

Non è difficile trovare il collegamento tra i comportamenti sessuali a rischio e le prescrizioni socioculturali per la mascolinità: dal maschio ci si aspetta che sia sessualmente promiscuo e avventuroso. L'uso del preservativo riduce il rischio di contagio, ciononostante vi è ancora una certa resistenza al suo utilizzo, forse dovuta anche al fatto che questo orientamento va contro le norme mascoline.

Testosterone?
Gli aneddoti storici mostrano che gli eunuchi cinesi, turchi e italiani sembravano vivere più a lungo degli altri uomini. Un gruppo di ricercatori ha studiato 297 uomini che erano stati castrati in un istituto per malattie mentali e confrontandoli con un gruppo corrispondente di pazienti non castrati è risultato che la vita degli eunuchi era n media di 14 anni più lunga (Hawke, 1950).

Uno studio condotto da Poppen ha rilevato che, tra gli studenti di college, gli uomini erano molto più disponibili delle donne ad adottare comportamenti sessuali rischiosi, sia rispetto alla scelta del partner (promiscuità e contatti con partner che non si conoscono bene), sia rispetto al comportamento sessuale a rischio in sé (per esempio, rapporti senza preservativo e senza alcun metodo contraccettivo).

“L'astinenza, il sesso protetto, e l'uso sicuro degli stupefacenti compromettono la virilità. I comportamenti richiesti per la sua conferma e quelli richiesti dalla riduzione del rischio sono antitetici”, concludono Kimmel e Levine. Gli uomini tendono a sottostimare i propri rischi di salute in ogni campo dei comportamenti pericolosi, aggiungono Courtenay, McCreary e Meringhi nel 2002.

Il suicidio
Il suicidio è ovviamente il più eclatante e risolutivo comportamento di autodistruzione, e tra i due sessi sembrano esistere sottili differenze che però generano risultati statistici molto diversi. Negli Stati Uniti, per esempio, le donne compiono più gesti suicidari o tentativi di suicidio rispetto agli uomini, tuttavia gli uomini portano a termine il suicidio ben quattro volte più delle donne.

Le adolescenti compiono il 90% dei tentativi di suicidio nel loro gruppo di età, ma il suicidio dei maschi della stessa età rappresenta l'80% dei suicidi complessivi; tra i 15 e i 24 anni i maschi ricorrono al suicidio con una frequenza di sei volte superiore a quella femnminile. In età avanzata le proporzioni tra i due sessi sembrano avvicinarsi, ma il suicidio dell'anziano è un fenomeno in crescita, in particolare negli uomini anziani il ricorso al suicidio è aumentato di un allarmante 33% a partire dagli anni '80.

La virilità tradizionale ha molti collegamenti con il comportamento suicida. Tra questi, il più importante sembra essere una socializzazione diversificata rispetto al genere nell'affrontare il dolore psicologico. Infatti, mentre alle donne si insegna a pensare ed esprimere i sentimenti, a ottenere il sostegno sociale e a prendersi cura di sé, gli uomini vengono spinti piuttosto ad agire sui problemi, a essere iperindipendenti, e a disprezzare la cura emotiva di sé. L'uomo ipermascolinizzato che soffre è spesso solo con il suo dolore, non lo può esprimere e non può chiedere aiuto. Se il dolore raggiunge una dimensione sufficiente, il suicidio può sembrare davvero l'unica soluzione possibile.

Il secondo fattore è rappresentato dall'orientamento al successo e alla risoluzione dei problemi, oltre che al raggiungimento di un certo stato sociale, almeno per gli uomini che ricadono sotto il cliché imperante della virilità e che l'hanno fatto proprio. Infine, non bisogna dimenticare la norma sociale dell'indipendenza maschile, secondo la quale il bisogno e la richiesta di aiuto sarebbero antitetici alla virilità.

Nel 1989 Stillion scrisse parole molto forti sull'origine culturale dell'inclinazione maschile al suicidio: “Si prenda un bambino, che ha livelli di attività e aggressività più elevati di una bambina della sua stessa età. Lo si metta in situazioni competitive. Gli si dica che deve sempre vincere, a qualsiasi costo. Gli si insegni ad ammettere che la paura o il dubbio sono segni di debolezza e che la debolezza non è virile. Si completi il circlo vizioso assicurandogli che il suo valore dipende dal numero di partite vinte, poi dallo stipendio e dalla lotta per la promozione, ed ecco che si ottiene la ricetta perfetta per aumentare il rischio di suicidio.”. Nel 2000 Pollock concludeva tristemente che anche se negli Stati Uniti muoiono più persone per suicidio che per omicidio, alla prevenzione del suicidio vengono garantite risorse economiche dieci volte inferiori rispetto a quelle per la prevenzione degli omicidi.

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